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Alta tensione

Ultimamente la diplomazia italia ha avuto e sta avendo un gran da fare. Vuoi per la lunaticità dei nostri esponenti politici, certamente contraccambiata, vuoi per la diversità di vedute in questioni ed in campi critici come la "democrazia". La finezza, l'abilità nel trattare anche con chi suscettibilmente risponde ha evidenziato nei rapporti italo-francesi quanto abili siano state le componenti di entrambi le diplomazie nel mantenere quieti i legami bilaterali nella complessità dei procedimenti e nelle relazioni internazionali. Tutt'altra situazione si sta verificando con un paese amico cui relazioni risalgono nientemeno agli antichi legami tra Repubblica di Genova e arcaico Stato Ucraino (Rus' di Kiev). Secoli di scambi commerciali e non solo, risalgono al XIII secolo le opere architettoniche genovesi in terra ucraina ed in particolar modo in Crimea. Questo giovane Stato, giovane in costituzione, ma sicuramente sano in tradizione, attraverso i suoi organi costituzionali goffamente sta mettendo in auge una sorta di opposizione ai valori democratici. "Gli amici dei miei nemici sono anche miei nemici" attraverso questo motto dichiaratamente nega l'accesso a liberi cittadini europei ed italiani contravvenendo a tutti i regolamenti comunitari sul transito di merci e cittadini. Dopo artisti, liberi di manifestare le proprie simpatie come qualsiasi altro libero uomo, ora i burocrati ucraini vietano l'accesso anche ai giornalisti e "ça va sans dire" limitano il diritto di cronaca. Mark Innaro, corrispondente Rai, accreditato giornalista è stato respinto alla frontiera russo-ucraina per "insufficiente fondatezza dello scopo del soggiorno". Baggianate, Innaro aveva ricevuto anche l'accredito della Commissione Elettorale Centrale e andava in Ucraina per assistere come osservatore si stampa alla elezioni presidenziali. Evidentemente questo non è bastato e l'Ucraina ha ritenuto il giornalista italiano e quindi il nostro governo alla Russia di Vladimir Putin in barba alla democrazia.


                                                                                                                                   Lyon Rasta

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PERCHE'?

Si uccide per rabbia, per reazione, per reprimere, per cattiveria, per odio, per rivendicare, per tutela, per difesa più o meno legittima, per danaro, per potere, per ideali, per religione, per gelosia. Queste quasi tutte le "ragioni" per le quali un essere umano potrebbe o vorrebbe "uccidere" un altro essere umano. Oggi si discute su un "qualcosa" che purtroppo accade da tempo, da troppo tempo.  Uomini che uccidno donne , il piu delle volte uccidono donne che dicono di amare. Quindi, stiamo già effettuando un distinguo su chi commette un reato, un crimine genererico e volgare come violenza sessuale e/o violenza di gruppo e di chi abusa sul proprio o sull'ex partner.  Si perchè la cosa a mio avviso va separata.  Non perchè uno dei due casi sia piu o meno abberrante dell'altro, ma perchè cosi facendo non si crea confusione di linguaggio e soprattutto di percezione. Confusione che già si percepisce nei media e nei loro servizi.  La donna, o anche l&

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  Parliamo di una delle figure della tradizione culturale popolare di Bari ma anche dell'intero sud della penisola italiana. La fata della casa non è il suo unico nome, né ha tanti, molti. Darle questo appellativo non sempre risulta utile, lei o lui, non è una persona sola. Nel sud, gira voce che in ogni casa, abitazione o attività,  vi sia uno spirito che tiene alla sua casa più di ogni altro. Le ipotesi su chi questi possa essere sono diverse e non tutti concordano.  La versione maggiormente suffragata è quella che vede la "fata della casa" essere colui o colei che per prima ci è  morta dentro. Questo spirito,  può a sua volta essere maligno o benigno, o addirittura  mutare indole a seconda delle situazioni e di coloro che vivono o "occupano" la "sua" casa. A Bari, viene chiamato anche "Augurio di casa ".  La Fata della casa "buona" è quella che si affeziona a chi ci abita,  magari in particolare ad un membro della famiglia. È