L’osservato speciale ha risposto in pista, alla sua maniera. “Volevo rimanere concentrato al cento per cento e l’ho fatto, anche perché la pressione mi carica”. È la sintesi del pensiero di un Marquez campione, che sa rispondere alle critiche attingendo dal suo profondo talento, nonostante ammetta che umanamente non è facile sentirsi al centro dell’attenzione per motivi che esulano dalla prestazione. Se non avesse gestito il vantaggio nell’ultima parte della corsa, se non avesse giocato con la potenza del suo motore, avrebbe tagliato il traguardo con un vantaggio tale da dover scomodare Coppi e Bartali. Ma quello che è successo ad Austin va contestualizzato nella sua naturale attitudine a fare la differenza sulle piste che girano verso sinistra.
Ovvio, il Texas fa storia a sé, ma è anche vero che Marquez si trova tra le mani una moto agilissima nei cambi di direzione, potente, ma meno scorbutica di qualche tempo fa e con un’elettronica avanzata che non la obbliga a usare necessariamente le gomme più dure. Qualità tecniche che pesano in ottica mondiale e che di certo ci fanno pensare a un pilota pronto a stare lì davanti, anche nella stagione europea che sta per iniziare con Jerez, dove la Honda ha provato anche privatamente. Yamaha a parte, la Ducati lo sa bene, e per questo motivo se Dovizioso vuole davvero giocarsi il Mondiale, Borgo Panigale deve mettere sul piatto della bilancia qualcosa in più.
Anche l’apporto di un secondo pilota. In questo senso, mentre il contributo di Lorenzo è una sorta di ground zero, con tanto di profondo sconforto del maiorchino, quello di Pedrosa, che taglia il traguardo con un polso che lo trafigge dal dolore, è pesante tanto quanto stoico ed eroico, anche per Marc Marquez, che un compagno così non vorrebbe mai perderlo.
Fonte: SportSky.it
Koutumi88
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