Nel tardo pomeriggio del 23 gennaio scorso è morto uno dei simboli del Parco Nazionale d'Abruzzo, l'orso Juan Carrito, forse fino ad oggi, l'orso bruno marsicano più mediatico di sempre.
Deve il suo nome alla frazione di Carrito di Ortona dei Marsi in provincia dell' Aquila, dove nel 2021 sua madre Amarena con al seguito i quattro cuccioli attraversò la A25 proprio all'altezza dello svincolo per Carrito, scongiurando la tragedia. Purtroppo la sorte non ha dato a Juan una seconda chance, il poveretto che aveva tre anni e pesava 150 kg. dopo 45 minuti di agonia è spirato in seguito ad un incidente, infatti è stato travolto da un'auto sulla SS17 al bivio per il cimitero di Castel di Sangro (AQ).
Dal 1970 al 2021 sono stati 13 gli orsi morti investiti in Italia. Molti, gli animalisti sopratutto, parlano di una morte annunciata perché l'orso aveva dimenticato l'istinto della sua specie e si era troppo "umanizzato". Era solito scendere nei paesi al confine con il suo territorio per fare razzie nei pollai o scorribande alla ricerca di alimenti o rifiuti. Addirittura una volta ha sfondato la finestra di una pasticceria di Roccaraso per farsi una scorpacciata di biscotti appena sfornati, dannosissimi per la sua salute.
Il problema principale è che alcune persone hanno iniziato ad offrirgli del cibo per attirarlo e potergli scattare qualche foto, modificandone il comportamento. Juan infatti si mostrava molto disponibile e socievole, giocando anche con i cani dei turisti, felici di poter postare il video sui social. Difatti Juan Carrito si è fidato troppo dell'uomo, che è insidioso anche quando si mostra buono. Penso che se gli orsi servissero prevalentemente per fare tenerezza, i turisti possono acquistare i peluche che trovano sugli scaffali dei negozi .
Prometeo
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