Vi era un tempo dove le strategie politiche e le alleanze di governo le decidevano le "correnti" interne ai partiti politici, o meglio le decideva la "corrente" dominante, quella vincente, quella del "segretario di partito". Oggi questo non esiste più, esistono i "leaders", sono loro a fare i bello e il cattivo tempo, a decidere su nomine e su programmi. Tra il primo e il secondo "corso" vi è stata una parentesi destabilizzante, un qualcosa che stava rivoluzionando il sistema, nasceva di fatto il Movimento 5 stelle. Un movimento politico con ambizioni da partito, visto i consensi favorevoli. Consensi elettorali di protesta avversi ad una politica ermetica, gestita a favore della casta e che andava contro la gente comune e le esigenze di questi ultimi. Quindi una politica contro le associazioni ed il consociativismo che predomina sulle scelte del nostro Paese e del nostro vivere. Il "Movimento" però aveva ed ha una pecca, un neo, che alla lunga avrebbe pagato, dicevano gli esperti. Troppe anime, un giano bifronte (o addirittura tri o quadrifronte). Elettori raccattati a destra e a manca, ex centristi e persino operai e pensionati delusi ed abbandonati. Questo lo si vedeva non solo nell'elettorato, ma anche tra i candidati che venivano proposti, nomi nuovi, giovani, accompagnati da professionisti. Tutti o quasi avevano avuto in famiglia un qualcuno che bazzicava in politica, fatta eccezione per chi alla politica si era avvicinato tramite attività locali e dunque proveniente dal territorio. Volevano aprire il Parlamento "come una scatola di tonno", ci sono riusciti parzialmente, promettendo mancette elettorali (sussidi, ecc.) e tenendo fede a messaggi popolari (NO TAV, NO TAP, NO, NO, NO...). Poi, sono implosi, per la gioia dei tanti "Cassandra" della nostra politica. Nel momento in cui si dovevano rispettare alcune norme interne, divieto al doppio mandato e conseguente riduzione di candidature vista la voluta e votata riduzione dei parlamentari, si sono visti da subito i primi lamenti. Lamenti che oggi danno di fatto all'abbandono e quindi ad una scissione o a degli accorpamenti. La discussione aspra tra il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l'ex Premier Giuseppe Conte, oggi a capo del Movimento, si è subito trasformata in lite. La faccenda è in continua evoluzione, anche perché pregiudica le sorti della maggioranza di Governo. Staremo a vedere, anche le stelle "stanno a guardare". (Articolo scritto in data 28/06/2022 e pubblicato l'11/08/2022)
Lion Rasta
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