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Blocco licenziamenti, perché sì e perché no

Dal prossimo 1 luglio, il blocco dei licenziamenti avverrà solo per quelle imprese che in difficoltà utilizzano la cassa integrazione scontata, senza cioè pagare i contributi addizionali. Tutte le altre imprese potranno lecitamente licenziare un dipendente con contratto di lavoro a tempo indeterminato, perché di questo stiamo parlando, a partire da fine giugno, giustificando il tutto con la  "riorganizzazione aziendale" oltre che con le  più motivate ragioni di crisi aziendale, finanziarie e argomentazioni disciplinari. I sindacati, quasi tutti in forma univoca, chiedono un ulteriore proroga, mentre le imprese (la Confindustria ne è portavoce) chiedono misure ad "hoc" per non sprecare la probabile ripresa economica. Una formula più europea e meno assistenziale, insomma. Tirando le somme, come al solito, hanno ragione tutti, nessuno escluso. Se un licenziamento di massa creerebbe non poche difficoltà sociali al sistema Paese, già cagionevole in questo comparto, è pur vero che le difficoltà non devono gravare solo ed esclusivamente sugli imprenditori. Lì dove lo Stato è intervenuto (vedi Germania, Regno Unito e Francia) in forma più sostanziale, i risultati sono migliori dei nostri. La situazione alquanto complessa non offre buone prospettive, ma si spera comunque in una ripresa economica che, se forte, risolverebbe un po' le cose.


                                                                                                                                                   Lyon Rasta

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