La notte del 16 ottobre è avvenuto nel centro di Roma il massacro di una femmina di cinghiale e dei suoi sei cuccioli. Un atti vile, di una barbarie inaudita commesso dalla Polizia locale contro il volere dei cittadini accorsi in massa per salvare loro la vita. Alcuni giorni prima, una famigliola di cinghiali è stata attirata nel centro urbano richiamata da alcuni cassonetti colmi di rifiuti, un comodo banchetto per queste bestiole. Entrati in un parchetto giochi recintata sono stati chiusi all'interno per evitare che si sparpagliassero per la città. La situazione si è prolungata per giorni mentre si decideva, ai vertici, del loro destino. Nel frattempo la popolazione, bambini compresi, gli portava da mangiare ed essi si facevano anche accarezzare attraverso le grate, dimostrando a tutti la loro docilità, in fondo erano solo sei cuccioli con la loro mamma. Ma una notte di settembre 2020 è stata autorizzato l'abbattimento dalla giunta comunale. Così sono stati armati i fucili contenenti i dardi avvelenati, nonostante la gente si sia riversata in strada per impedire l'assurda ingiustizia, ma nulla ha potuto fermare la vergognosa esecuzione. Alcune persone che hanno cercato inutilmente di forzare il cordone di agenti che bloccava la folla, giurano di aver sentito il capo della Polizia pronunciare l'ignobile frase: "toglietevi e fatemi godere lo spettacolo". Alla fine della mattanza i corpi inermi sono stati caricati su un camion della nettezza urbana come spazzatura da smaltire, tra le grida e gli insulti dei presenti. Posso solo commentare con una citazione del Mahatma Gandhi questa tragica vicenza: "Grandezza e progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali".
Prometeo
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