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Un orso chiamato Papillon

Questa estate 2020 in cifre rimarrà nella storia non solo per essere la prima dopo la pandemia del Covid-19, ma anche per la fine dell'illusione che l'uomo potesse vivere in pace e armonia con le altre creature del pianeta. L'immagine della medusa che risale indisturbata un canale di Venezia ne è il simbolo. In quest'estate particolare abbiamo seguito con curiosità e partecipazione le gesta di un vero e proprio eroe (almeno per la sua specie). Si tratta di un orso bruno, con il nome identificativo di M49, ma soprannominato dal Ministro dell'Ambiente Sergio Costa "Papillon" come il fuggiasco del famoso libro, da cui fu tratto anche un film. E mai nome fu più appropriato, perché dopo le sue scorribande in cerca di cibo, fu rinchiuso nel centro faunistico del Casteller, in provincia di Trento, da cui scappò il 15 luglio 2019. In seguito è stato catturato di nuovo il 29 aprile scorso, catalogato nella lista degli orsi problematici e ricondotto nel centro da cui è evaso nuovamente il 27 luglio. Monitorizzato con un radiocollare è riuscito a strapparsi di dosso anche quello e adesso vaga libero sulle montagne intorno Trento. Ma Papillon non è l'unico che anela ad una vita "spericolata". Ad Angalo (TN) un carabiniere di 24 anni è stato attaccato e mandato in ospedale da un altro orso, pare si tratti di M57. Una femmina denominata come Jj4 invece è responsabile dell'aggressione del 22 giugno di padre e figlio sul Monte Peller, sempre in provincia di Trento. Quest'estate l'Italia è divisa in 2 fazioni: pro e contro orsi, ma un'unica domanda le unisce: non era meglio quando gli orsi si chiamavano Teddy, Winnie The Pooh, Yoghi e Bubu?

                 

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