Premessa: al di là del dolore da cui queste pagine scaturiscono, vogliono, sempre e comunque, essere un inno alla vita.
LENZUOLA DI
LINO RICAMATE
- Pronto?
- Pronto? Sono
io. Posso venire a dormire da te?
- Con Andrea?
- No, da solo.
- Va bene, ti
aspetto.
Francesca
guardò l’orologio: le due di notte. Roberto non l’aveva svegliata. Da anni
ormai dormiva pochissimo, si addormentava presto la sera e dopo qualche ora era
già in piedi. Non resisteva a letto, si alzava e girava per la casa vuota in
cerca di qualcosa da fare. Sentiva un po’ di musica, vedeva la televisione,
preparava qualcosa in cucina o scriveva. Insomma trovava il modo di occupare la
mente. Quella notte era particolarmente nervosa, non le andava di fare niente
perciò l’arrivo di Roberto la rese quasi felice. Evidentemente aveva litigato
con Andrea. Succedeva spesso negli ultimi tempi e finiva che veniva a dormire
da lei. Prima che lui si addormentasse parlavano a lungo, seduti nello studio,
bevevano, fumavano. Poi Francesca gli preparava un bagno caldo, metteva al
letto le lenzuola di lino ricamate, le sue preferite, aspettava che si
addormentasse come una mamma fa col suo bambino, chiudeva la porta e aspettava
il mattino nello studio, quasi vegliando sul suo sonno. Roberto aveva ormai 35
anni. Era un bell’uomo. Nessuno avrebbe mai detto che fosse omosessuale. Lei
era stata la prima a saperlo, tanti anni prima, quando lo aveva conosciuto. Si
era subito confidato con Francesca, gli aveva ispirato una fiducia totale, si
era sentito capito da lei come da nessun altro, nemmeno dal suo psicanalista.
Francesca era diventata da allora il suo punto di riferimento. Quando capì che
si era innamorata di lui soffrì molto, non avrebbe mai voluto essere causa di
dolore per lei. A modo suo l’amava e avrebbe voluto che fosse felice. Francesca
aveva avuto altre storie in quegli anni, ma non era mai riuscita a provare per
altri quello che provava per Roberto e non aveva mai fatto l’amore con nessuno.
Le bastava quello strano rapporto con lui, si sentiva amica, madre, sorella,
complice, e questo le bastava. Amava tutto ciò che amava lui. Era riuscita
persino a voler bene ad Andrea, il compagno di Roberto.
Mentre
sistemava le lenzuola sentì il rumore di una macchina che si fermava sotto
casa. Aprì il portone per evitare che Roberto suonasse e svegliasse i suoi
vicini, due
vecchi
brontoloni.
- Ciao –
disse mentre si toglieva la giacca. – Che pace in questa casa –
- Ti ho
comprato un pigiama – disse Francesca mentre apriva un pacco regalo.
- Lo metto
subito – rispose.
Era contento
quando lei gli faceva dei regali, gli piaceva essere coccolato.
- Ho bisogno
di mettermi subito a letto – continuò – E’ stata una giornataccia. Ho deciso di
rompere con Andrea. Sono stanco dei suoi isterismi. Basta. Voglio provare a
fare a meno di lui – continuò.
- Fai come
credi – disse Francesca – ma sono certa che non resisterai a lungo. Dici sempre
così e poi… Vai a letto adesso, ci penserai domani. Buonanotte –
- Chiamami
alle 9, per favore. Buonanotte –
Francesca
chiuse la porta e si sedette nello studio. Mise un disco di musica classica e
chiuse gli occhi.
All'improvviso
sentì una mano calda che le sfiorava dolcemente il viso.
- Non riesco
a dormire. Vieni con me? –
Al suo
bambino non avrebbe potuto dire di no neanche questa volta.
Il sole del mattino
li trovò abbracciati fra le lenzuola di lino ricamate.
Luce
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