Io ricordo fior di interviste, fatte da fior di giornalisti a fiori di leader politici. Ad esempio, ricordo una immensa Oriana Fallaci incalzare niente meno che l'ayatollah Komeini. Uno scontro titanico, una donna, una toscana che affronta l'Imam Supremo con quest'ultimo che conclude "L'Islam è tutto, la democrazia no". Dimenticando che aveva davanti, una donna che tra l'altro durante l'intervista, l'aveva coraggiosamente apostrofato come tiranno e tolto il "chadar". Fu allora che la guida suprema dell'Iran si alterò e andò via senza salutare la giornalista. Che dire, una vera intervista. E che dire dell'intervista concessa dopo 10 giorni di attesa a L'Avana da Fidel Castro al mitico Gianni Minà. 18 ore durò quell'intervista, i due divennero amici e reciproci estimatori non dopo essersi confrontati aspramente più volte. Professionalità e sagacia vengono premiate, sempre. Ultimamente si è assistito a, come dire, una sorta di farsa che nulla ha che fare con la professionalità giornalistica e che anzi, la offende. Un personaggio che porge argomenti ad un altro che più che rispondere, commenta. Commenta, dribbla domande non fatte come quella sui gilet gialli, sul frano coloniale o sulle invasioni dei gendarmi francesi fuori confine. Si, parlo dell'intervista vera o presunta che Fabio Fazio ha effettuato al Premier Francese Macron, il quale inneggiando al motto "libertà - protezione - progresso" ha voluto lanciare un messaggio agli italiani filo-europeisti. Non mi voglio intromettere nella bega Di Maio-Macron, ma tornando a Fazio, quella più che intervista sembrava uno scherzo di Carnevale.
Lyon Rasta
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