Lo scorcio d'estate appena passato, ci ha funestamente insegnato che lo Stato, inteso nella sua completezza, non può delegare le fasi di controllo, né sulle opere, né sul territorio. Vanno, sicuramente, rivisti taluni protocolli e vanno ridimensionati gli accordi tra privati e Stato, riducendo così il potere, che sa tanto oligopolio, sulla gestione e la manutenzione delle strade italiane. Inoltre non dimentichiamoci quanto avvenuto inerentemente alla rete ferroviaria. Nella vita terrena, si sa, nulla è eterno, tanto meno il materiale che si utilizza nelle costruzione di cose ed opere. L'usura, i solfuri, l'acqua, l'inquinamento delle falde acquifere, danneggiano e distruggono i materiali di fondamenta e non soltanto. Prevedere anche l'imprevedibile, è questa la scommessa del futuro. Gli organi di controllo e prevenzione, gioco forza, dovranno organizzarsi per questo.
Lion Rasta
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