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Potere al potere

Matteo Renzi si è dimesso da segretario del PD: "congresso subito ed elezioni a giungo" così ha risposto l'ex premier alla minoranza dem (Bersani, Cuperlo, Emiliano, Rossi - D'alema) che chiedeva da tempo un congresso anticipato, e questo può accadere solo con le dimissioni del segretario in carica.
Per la verità, i sei esponenti di minoranza non erano gli unici a contrapporsi a Renzi, vi erano altri esponenti dem, tra cui parte del suo staff, a chiederne le dimissioni, dopo la batosta referendaria del 4 dicembre. Ricordiamo, per i meno addetti, che la minoranza dem, propensa per un appoggio all'attuale governo Gentiloni, chiede sì un congresso subito, ma che le elezioni avvengano con tempi naturali.
"Non è interesse del Paese votare fra quattro mesi" dice Roberto Speranza al Corriere della Sera. Da che mondo e mondo, il leader è sempre stato eletto dalle correnti ascensionali, ma questo non vale per i partiti politici, e forse per molti altri contesti, nei quali i leader vengono imposti dall'alto.
Allora vediamo, Franceschini e la sua corrente sono per cambiare la legge elettorale. La sinistra dem più 41 senatori non vogliono sfiduciare Gentiloni. L'attuale guardasigilli Andrea Orlando, insoddisfatto, assieme ai suoi fedelissimi, in caso di scissione potrebbe seguire gli ex-compagni diessini. Ma quanto è accaduto era nell'aria: il congresso prima del voto. A decidere sarà l'assemblea del partito il prossimo weekend. Quindi, tutti contro tutti. Anche se cambiano i nomi dei partiti, la regola è sempre quella detenere il potere anche quando la casa è piccola. E quanto più grosso è il partito, più correnti interne, più faide. L'acquisizione di posti chiave e di incarichi per i propri membri: è questa la vera motivazione che spinge una corrente politica. Ma quali strategie, quale linea politica, le correnti qui sono discensionali. "Il potere logora chi non ce l'ha" (G. Andreotti).


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