Il pronosticabile governo Draghi rappresenta sicuramente qualcosa di diverso e di imparagonabile al governo Monti e (successivamente vi dirò il perché) a tutti i governi italiani che lo hanno preceduto. Etichettarlo, e nessuno al momento conosce né squadra né natura, sarà cosa molto difficile in quanto il signor Mario è considerato il più politico dei tecnici e/o il più tecnico dei politici a seconda dell'area da cui si parla. E' lì perché chiamato dalla più alta carica dello Stato, è lì perché il più autorevole candidato al momento, è lì perché i mercati lo vogliono, è lì perché capace di dimenarsi con le difficoltà del momento. Ma questo ha sicuramente, come tutto d'altronde, un termine: da un anno a fine legislatura, e salvo buon fine dei compiti autoimposti. Nel pragmatismo della politica, in Italia, chi ha perso è la politica stessa, ha perso nei confronti del tecnicismo e dei numeri. E indovinate un po' chi ha mandato un salvagente a tutti: la Meloni, rimanendo l'unica a farsi apprezzare. Così ha di fatto salvato una priorità della politica parlamentare, l'opposizione stessa. Si può fare opposizione ed essere comunque costruttivi. Contrariamente se sei in maggioranza non puoi essere distruttivo, o forse sì dopo aver visto all'opera Renzi, perché rischi di mandare tutto a carte quarantotto. Quindi con Draghi al governo assisteremo a qualcosa di diverso con quasi tutte le forze politiche unite in maggioranza che si dovranno malvolentieri sopportare. Lo ribadisco, il Parlamento è l'indice del volere e della volontà del popolo sovrano, bistrattarlo e boicottarlo non è mai un'idea felice, così facendo paghi pegno. Così è stato per Conte e speriamo non accada con Draghi. A proposito, il governo Monti aveva il diktat di risparmiatore, Draghi ha il compito di spendere e spendere bene, entrambe imprese ardue.
Lion Rasta
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