Lo scorso fine settimana, durante una cena, in famiglia, inevitabilmente la conversazione è scivolata circa l'opportunità/inopportunità della manovra economica. E' bello confrontarsi con altre teste, con altre idee. Ovviamente c'era chi era pro e chi contro le idee dell'attuale governo, e chi mantenendo una certe distanza si dichiarava timoroso per il futuro, ma orgoglioso del "coraggio" del nostro Esecutivo. Ma un mio cognato mi ha, diciamolo, meravigliato in positivo. Ha tirato fuori un discorso filosofico che pochi affrontano quando si parla di numeri, pensando erroneamente che le due cose non possano coniugarsi. In breve, esordisce il parente, dicendo che "senza i poveri, i ricchi non sarebbero tali", e sin qui ci siamo, trascurando l'ovvietà del discorso ho continuato ad ascoltarlo. Quindi ha proseguito citando la metànoia ed il percorso che si dovrebbe intraprendere per affrontare in modo diverso il discorso macroeconomico. Discorso utopistico, che ripeto mai mi sarei aspettato da mio cognato, che ateo e benestante non avrebbe nessun motivo di colmare il divario tra chi ha e chi poco ha. La metànoia è un radicale mutamento nel modo di pensare, di giudicare, di sentire. Anche l'altro mio cognato, un imprenditore che si sente tradito da Salvini e che in precedenza aveva posto il quesito "perchè mai un operaio dovrebbe lavorare per 1.200/1.300 al mese quando potrebbe prenderne 750 senza far nulla?", ha cominciato a seguirlo. In realtà la cosa è semplice, non colmare il divario, ma ridurlo è costringere chi riceve sussidi ed aiuti a consumare il ricevuto per beni di prima necessità. Gli strumenti atti a ciò dovranno ricercarli i tecnici. Educando così, il consumo rilancerà e la voglia di consumare maggiormente porterà la gente a lavoro, quindi maggiore attività. Ho quindi tirato fuori una bottiglia riservata alle grandi occasioni; che bello essere in famiglia ed essere uniti anche se eterogenei.
Lyon Rasta
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