E' recente la notizia di quanto accaduto alla giovanissima Fatima e di quanto scalpore abbia suscitato la reazione dei suoi insegnanti, dediti a far valere i diritti della ragazza nei confronti dei genitori, presunti aguzzini. L'abbandono del velo, o il presunto atto da parte dell'adolescente originaria del Bangladesh, sembra abbia causato la reazione della madre a raderle i capelli a zero. Ma sono proprio queste le notizie rilevanti della scuola?
Conosco una insegnante di scuola elementare. E lì capita spesso ai bambini di sporcarsi, magari perché non hanno ancora imparato correttamente il controllo delle loro funzioni fisiologiche. Un tempo, non molto lontano, se questo avveniva, erano i bidelli (oggi diremmo "collaboratori scolastici") a ripulire il bimbo, a cambiargli l'abito e a riconsegnarlo ai genitori in uno stato di decenza. Oggi tale funzione sembra legata all'art. 7 del CCNL di categoria, ove sarebbe prevista, previa autorizzazione di uno dei genitori, la possibilità che un collaboratore scolastico cambi d'abito il piccolo. I dirigenti scolastici, ben si guardano dal sottolineare tale opportunità, trincerandosi dietro il fatto che non è prevista nessuna figura professionale deputata a curare l'igiene dei bambini, che tale servizio spetterebbe ai Comuni, i quali non ne possiedono le risorse economiche. Quindi, se un bimbo si dovesse sporcare, come dovrebbe comportarsi un insegnante?
Il punto è che non può esserci futuro laddove istruzione e sanità, stentano a reggersi sulle proprie basi. Un Tizio vissuto, anni fa, diceva: "Chi ha orecchie per sentire, senta".
L'insegnante di cui sopra, in una situazione simile, dovrebbe, secondo la prassi, avvertire un collaboratore scolastico, il quale dovrebbe avvertire il Dirigente Scolastico, che a sua volta autorizzerebbe la Segreteria Scolastica ad informare un famigliare del bambino che si è sporcato.
Mi sa tanto di Fiera dell'Est. Nel frattempo il bambino aspetta. Ed aspetta sporco. E se nessun famigliare fosse in alcun modo reperibile?
Un insegnante ragionevole si sente, spesso, innanzitutto genitore e poco gli importa se esiste un regolamento europeo che vieta di "toccare" i bimbi. E' comprensibile, quindi, che in un caso del genere, con il famigliare non reperibile, quell'insegnante ragionevole, insieme ad una collaboratrice scolastica "coraggiosa", in barba alle regole cambino e ripuliscano il bimbo. E immancabile, arriva il richiamo scritto del Dirigente Scolastico che intima di "non occuparsi in modo diretto" di tale cosa. E altrettanto puntuale arriva il "consiglio" dei rappresentanti sindacali a non "mettersi in mostra".
Ma, per fortuna, le mamme, quella del bimbo e le altre, ringraziano.
Viva la "Buona scuola".
LionRasta
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