Nel 1953 fu pubblicato sulla rivista Nature di Londra il contributo di James D. Watson e Francis H.C. Crick all’identificazione della principale struttura molecolare dell’acido desossiribonucleico, il Dna.
I due studiosi del Cavendish Laboratory di Cambridge comunicarono al mondo scientifico la loro scoperta in poche righe, la cui precisione e concisione sorprende ancora oggi (solo 5.400 battute e un disegno), l’importanza straordinaria della quale non sfuggì poco dopo ai colleghi più attenti e curiosi e, successivamente, a tutti gli scienziati. Come riconosciuto dagli stessi autori nella chiusa dell’articolo, non si deve dimenticare l’apporto di altri due ricercatori, Maurice H.F. Wilkins (che condivise con Watson e Crick il Nobel nel 1962) e la giovane e brillante cristallografa Rosalind E. Franklin, morta a soli 37 anni per un carcinoma ovarico, probabile conseguenza della sua esposizione ai raggi X nel corso degli studi, e rimasta umilmente nell’ombra di questa scoperta.
Non è solo il valore conoscitivo e la fecondità per gli sviluppi scientifici e tecnologici successivi dell’intuizione di Watson, Crick, Wilkins e Franklin a rendere degna di notorietà anche presso il pubblico dei non addetti ai lavori questa scoperta, ma lo sono anche (e, forse, soprattutto) le conseguenze che essa ha avuto e continua ad avere sulla 'autocomprensione genetica' dell’uomo e degli altri viventi (si pensi alla popolarità progressivamente guadagnata dal Dna come 'icona della vita'), le relazioni di consanguineità (i test di paternità e maternità sempre più richiesti) e le prove di colpevolezza (il ricorso alla genetica forense è in continua crescita). Sono però la ricerca biomedica e la pratica clinica da una parte, l’agronomia, la zootecnia e gli ecosistemi dall’altra, a manifestare con più imponenza quanto la scienza e la tecnologia del Dna abbiano avuto un influsso straordinariamente incisivo e pervasivo sullo studio e la manipolazione della vita umana, dell’animale e del vegetale.
Quando, in una sera primaverile del 1953, Francis Crick entrò nell’Eagle Pub di Cambridge gridando a tutti quelli che stavano sorseggiando un boccale di birra «abbiamo scoperto il segreto della vita!» non prevedeva certo tutto quello che sarebbe accaduto. Ma quell’urlo presagiva già la potenza della scoperta e le sue conseguenze per le generazioni successive.
Fonte: Avvenire.it
Kissinger75
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